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Monday, October 26, 2009

REVIEW: The M.E.M.O.R.Y. Lab CD Reviewed in Italian Magazines

http://www.thevibes.net/rec2009/thememorylab.html

Nonostante questo lavoro marchiato a fuoco dai M.E.M.O.R.Y. Lab, formazione musicale contundente aggregata dall'ipercinetico Marc Urselli - attualmente stabilitosi in maniera pressocchè stanziale nella Grande Mela, dove porta avanti appassionatamente sia il suo progetto editoriale (Chain DLK) che l'attività di ingegnere del suono, che alternata a quelle produttore e compositore l'ha fatto iridare con ben 3 prestigiosi Grammy Awards - nel periodo del suo "esilio" artistico nella nostra desolante (soprattutto per i tanti "attivisti" della musica e, più in generale, dell'arte che non soggiacciono a certa riverente "pornografia ideologica") Italietta nei primi anni Novanta, sia una raccolta di registrazioni del passato rieditate e riproposte con il marchio della coriacea etichetta canadese D-Trash, è evidente fin dal primo ascolto come i messaggi che si sprigionano nella selva di beats feroci e di chitarre e tastiere corazzate sono drammaticamente attuali, soprattutto in tempi odierni in cui l'equazione che vorrebbe assegnare un valore approssimativamente identico a due incognite quali sono la cosiddetta Mente Globale, sogno neanche troppo metafisico perseguito da chi detenendo il potere mediatico inietta nelle menti quelli che usando un'accezione impropria qualcuno continua a chiamare "valori", da una parte e il concetto di civiltà dall'altra appare prossima ai suoi passaggi conclusivi. Su una sorta di affinità elettiva sembra giocare la stessa denominazione del progetto, quella fra la memoria (la facoltà mentale che maggiormente stuzzica e anima i propositi di quanti continuano ad assimilare l'essere umano ad una specie di pupo siciliano azionabile con fili legati alle sue articolazioni e che confonde il genere umano con quello ovino...) e la risoluzione dell'acronimo contenuto nella dicitura The M.E.M.O.R.Y. Lab, ovverossia The Modern Expressing Machines of Revolutionary Youth Laboratory (Il Laboratorio delle Moderne Macchine Espressive della Gioventù Rivoluzionaria) e durante l'ascolto delle tracce si ha l'impressione che siano o, meglio, siano state (visto che le registrazioni risalgono a più di una decina di anni orsono) partorite quasi durante la fragorosa deflagrazione dell'involucro spesso soffocante che certi diktat etici talvolta sembrano ispessire.

Nessun preambolo che non sia la traduzione metasonica del rumore, che sembra aggregarsi in melodie afone, in una formula quasi sempre granitica, caratterizzata da un ottimo programming della batteria con casse detonanti e bassi macetici, da chitarre ultradistorte e da suoni sgretolati, nessun artificio o manierismo di sorta, la musica - in cui si possono udire echi recepiti in una fase molto intrigante del cosiddetto industrial metal più o meno insufflato da macchine sonore come fu ben espresso da sigle quali Front Line Assembly, Skinny Puppy, Young Gods, Nine Inch Nails, Current 93, Christian Death, Das Ich, Fear Factory e molti altri, le cui devastanti frequenze sono state ben recepite dalle antenne musicali dei componenti del Laboratorio M.E.M.O.R.Y. - appare diretta e discinta almeno quanto i testi. In Cambia (Change), la rocciosa marcia industrial sembra diventare più venefica e roboante fino a liberare un nevrastenico ronzio di bleeps man mano che da un qualche remoto alveo coscienziale parta un digrignato incitamento al rinnovamento del pensiero e al risveglio della coscienza sopita da un nugolo di informazioni inutili e mortificanti per l'umana proattiva cre-attività ("togliti lo schifo che è dentro di te...cambia il tuo dIO"...così sentenzia l'urlo introiettato nelle coclee e che arriva dritto dritto alla mente proponendosi di riaccendere i circuiti spenti riposti nella scatola cranica...), mentre in A Bad Dream (The Worng Dream) la furia sonica sguaianata in ogni elemento che viene lanciato nel tritacarne acusmatico (indovinato il ringhioso guaito della voce...) idealmente riprende la formula sintetizzata nell'acronimo WYISWYG (What You See Is What You Get)di informatico lignaggio per sovvertirla in un più caustico e congruo "What You See Is What You Feel", verità tanto banale che spesso all'individuo comune sfugge esattamente come una "stupida" formula matematica, anticipando al mandala elettromeccanico che ironicamente aderisce alle "divine libagioni" a cui allude il titolo con suoni che sembrano essere passate dalle fauci di un gigante. Lo stupro mentale perpetrato dai mass media a cui capita di assistere con sbigottimento quasi quotidianamente trova furente espressione nell'ottima Mind Rape (Government's Business), che ricalca sinteticamente certo amarcord anarcoide nonchè sonorità break-punk-posse che hanno attecchito in molte scene derivate dall'incrocio del DIY con la rave culture (per qualche ragione ci tornano in mente certe emanazioni che ci sono giunte fino ai primi anni di questo decennio da attivissime scene "undeground" come quelle di Vancouver e Melbourne...). Della memoria che avevamo della cassettina stipata in qualche angolo del nostro antro scrittorio che conservo delle prime registrazioni delle band, ammetto di non ricordare il lato più gothic-ambient che essuda dai primi 180 secondi della lacerata Another Nail Into The Cross (molti di voi conosceranno il simbolismo che certi scritti vogliono associata all'innocente lumaca...), di cui troviamo rimarchevole l'interpretazione vocale drammaticamente teatrale. Drum pattern più sincopato e "geometrico" con corrosioni timbriche e convoluzioni sonore che appaiono innovative ancora tutt'oggi quelle del turbinio rancoroso che evapora da My Little World, traccia che precede l'ottima To Go All The Way - forse la migliore dell'album... lasciamo agli appassionati del genere più enciclopedici il gusto di scoprire l'origine di alcuni campioni... -, che trapana a fondo la coscienza con intriganti e repentini cambi di registro, alternando parti "teatrali", vischiose solderizzazioni soniche e babilonici muri di chitarra effettata, prima della psicotica chiusa placentare di Mother's Womb in cui la band pare affondare i propri tentatacoli creativi nel terreno fertilizzato da Genesis P-Orridge. L'invito a riattivare i predetti circuiti con le provocatorie frequenze da questo laboratorio ideale in cui genio e follia s'intrecciano fino a compenetrarsi e in qualche misura a com/pensarsi è d'obbligo. Non ci meraviglierebbe se qualcuno ascoltando questo album possa essere colto da un attacco di nostalgia per quei tempi in cui la musica appariva tanto distruttiva e provocatoria da risultare edificante! Tranquilli, le porte del laboratorie sono aperte anche (se non soprattutto) a questi simpatici malati di nostalgia...

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http://www.rumoremag.com/

Vecchie registrazioni da poco riesumate e remissate anche i brani composti tra il ’94 e il ’99 da The M.E.M.O.R.Y. Lab, messi su cd dalla canadese D-Trash. Marc Urselli, tastierista e virtuoso programmatore (oggi ingegnere di studio con base a New York, vincitore di tre Grammy!), si produce col cantante Nicola Curri in una muscolare sintesi di ebm, elettronica goth, death metal e rock industriale, tra progressioni ritmiche tostissime e lancinanti vocalizzi che tirano dalle parti di Current 93/PTV. Otto tracce, tutto quel che resta di questi misconosciuti e sorprendenti Ministry italici.

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http://www.rockshock.it/the-m-e-m-o-r-y-lab-the-modern-expressing-machines-of-revolutionary-youth-laboratory/

Strano, stranissimo disco. The Modern Expressing Machines Of Revolutionary Youth Laboratory, il cui acronimo è appunto The M.E.M.O.R.Y. Lab, è uscito da un paio di mesi ma contiene registrazioni realizzate tra il 1994 e il 1999. La stessa formazione s’è sciolta nel ‘99, senza mai aver dato alle stampe un album, ma solo qualche singolo, apparso in varie compilation.

Ora tutti i pezzi che “i nostri” registrarono sono stati rematerizzati e raccolti in quest’album. Che suona attualissimo, nonostante i dieci e passa anni sul groppone.

The M.E.M.O.R.Y. Lab è un progetto di due italiani trasferitisi a New York: Marc Uselli, diventato apprezzato tecnico del suono per Lou Reed, Laurie Anderson, John Zorn e tanti altri, e Nicola Curri, a suo tempo protagonista della scena harcore underground e ormai principalmente dedito alle arti visive.

The Modern Expressing Machines Of Revolutionary Youth Laboratory è una specie di manifesto programmatico sin dal titolo, una dichiarazione di intenti di quella che sarebbe dovuta essere (e che è) la musica del duo. E’ un Cd che non sfigurerebbe in un negozio di dischi a fianco di band come Pigface, Godflesh, Scorn, Punish Yourself, Ministry, Nine Inch Nails, Skinny Puppy e Young Gods.

Stiamo parlando di musica industrial infettata di violentissime sfuriate metal e immersioni in atmosfere gotiche, una specie di incubo sonoro fatto di oscuri labirinti di percussioni tanto ossessive quanto sofisticate. I campionamenti usati in questo disco spesso sono funzionali alla produzione di vere e proprie scariche noise, ma i M.E.M.O.R.Y. Lab dimostrano di saper affrontare più che bene anche cose più “normali” come l’elettro di Mind Rape e My Little World, o quando ci ingannano con una intro gotica per sgombrarla immediatamente con chitarre esplosive (Another Nail into the Cross).

Brutali, caotici, politici, nichilisti, sperimentali e rumorosi: sono solo alcuni degli aggettivi possibili per i M.E.M.O.R.Y. Lab.

L’ascolto di The Modern Expressing Machines Of Revolutionary Youth Laboratory non è una passeggiata di salute, ma l’immersione in una specie di audio-stupro tanto violento quanto stupefacente. Ne vale davvero la pena.

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http://www.erbadellastrega.it/_NewSite/articolo.php?mcat=4&cat=24&art=1179

Il loro nome significava “The Modern Expressing Machines Of Revolutionary Youth Laboratory” (il Laboratorio delle Moderne Macchine Espressive Della Gioventú Rivoluzionaria), e già questo poteva essere considerato un vero e proprio manifesto ideologico. Il cd che ho tra le mani, è una retrospettiva che va a coprire l'intera carriera della band nata nel sud Italia agli inizi degli anni '90. Nonostante le influenze segnalate nella bio mi parlino di vari gruppi goth, mi sento di avvicinare il sound della band più a cose come gli enormi Godflesh o Scorn, dato che il livello di assalto sonoro è paragonabile solo all'impatto che avevano queste due bands negli anni di attività. Scioltisi nel 1999, i M.E.M.O.R.Y. lab, nonostante qualche apparizione su compilation e un demotape ultralimitato uscito nel 1996, non erano mai riusciti a far uscire un album vero e proprio. Per questo il cd appena uscito diventa anche un opera di archeologia musicale ottima, dato che sarebbe stato davvero un peccato che brani splendidi come To Go All The Way (con campionamenti da Territory, eccellentemente inglobati) o Mind Rape rimanessero sconosciuti ai più. Devastanti, mi ha fatto ricordare come spesso le bands eccellenti rimanessero perlopiù sconosciute (e la stessa cosa vale ora, nonostante Myspace e roba varia....avere 10000 amici e migliaia di ascolti distratti non vuol dire emergere, anzi...). Nei miei sogni più irrealizzabili, avrei visto volentieri la band in tour con i Nailbomb (che han fatto solo 2 live, ma è un sogno no?). Sono certo che avrebbero fatto sfaceli. Una bella riscoperta!

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http://www.depechemode.de/electro/2009/10/querbeats-mit-nachtmahr-the-m-e-m-o-r-y-lab-und-stereomotion/

Als Kuriosum darf man die Veröffentlichung von The M.E.M.O.R.Y. Lab locker bezeichnen, wenn man sich die Fakten um dieses nicht mehr existente Projekt vor Augen führt.
Gegründet in Italien von Marc Urselli und Nicola Curri in den frühen 90er Jahren, schaffte es das Duo zwar auf einige Sampler aber ein Debütalbum gab es nie. 1999 wurde das Projekt letztendlich aufgelöst und beide Protagonisten widmeten sich anderen Baustellen, die nach wie vor im Bereich der Musik und der Kunst angesiedelt sind.
Wie der Zufall es wollte, stolperte Marc Urselli vergangenes Jahr über das seinerzeit aufgenommene Demotape und entschied sich, dieses digital zu überarbeiten. Das Ergebnis liegt nun in Form von “Modern Expressing Machines of Revolutionary Youth” vor.

Im Geiste von Bands wie: Die Krupps, Front 242, Front Line Assembly, Nine Inch Nails, Fear Factory, Einstürzende Neubauten, Skinny Puppy oder auch den Sisters of Mercy sind damals die acht Songs entstanden.
Irgendwo zwischen avantgardistischem Elektro und Zwittern aus Industrial-EBM-Metal, färben die einzelnen Tracks das insgesamt doch recht brachiale Soundbild des Albums ein.
Poppige Momente gibt es auf diesem Silberling nicht zu entdecken. Vielmehr steht der experimentelle Aspekt der Musik weit im Vordergrund und verlangt vom Hörer eine entsprechende Konzentration und Freigeistigkeit ab. Stücke wie “My Little World” oder “To Go All The Way” sind zwar überwiegend elektronisch arrangiert, fallen aber nicht nur durch den Gesang sehr sperrig aus.
Wer immer mal auf der Suche nach etwas ‘Neuem’ ist und dabei auch genreübergreifend schaut, dem sei diese Platte zumindest zum Antesten empfohlen.

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